DISCORSO DI SUA SANTITÀ PIO XII ALLE DONNE DELL’AZIONE CATTOLICA CONVENUTE A ROMA
PER CELEBRARE IL QUARANTENNIO DEL LORO SODALIZIO
Basilica Vaticana – Domenica, 24 luglio 1949
.
Alle donne dell’Azione Cattolica convenute a Roma da tutte le Diocesi italiane per celebrare il quarantennio del loro sodalizio.
Per quanto legittima sia la vostra
letizia, dilette figlie, nel commemorare il primo quarantennio della
vostra Unione, voi vi siete qui adunate intorno a Noi con disposizioni e
pensieri anche più elevati. Voi avete voluto segnare una tappa nella
vostra via o, come suol dirsi, « fare il punto », volgere cioè
uno sguardo al cammino percorso, considerare con occhio sicuro le
circostanze, innanzi alle quali presentemente vi trovate; e ora
attendete da Noi di conoscere quali doveri esse vi impongono e quali
consigli siamo per darvi. In una parola, voi desiderate di stabilire
oggi l’itinerario e il programma della vostra prossima tappa.
Nel corso di questi quarant’anni, voi
siete avanzate coraggiosamente, ma anche il mondo ha camminato, e con
una vertiginosa rapidità. Si tratta dunque in primo luogo di vedere se
voi avete saputo affrettare il passo, per non lasciarvi superare e non
rimanere inutilmente indietro. Ma ciò che più importa è di osservare se
voi, abbastanza forti per non esservi lasciate trascinare dalla corsa
del tempo, avete, al contrario, in qualche modo, sia pure modesto,
contribuito a guidarla, a frenarla o ad accelerarla, in una parola, a
regolarla per darle maggior fermezza e continuità.
Sì, il mondo ha camminato, ma Noi non
intendiamo di parlare soltanto dei grandi avvenimenti che hanno segnato
date memorabili nella sua storia, e specialmente delle due guerre
mondiali, le quali — la seconda incomparabilmente più della prima —
hanno imposto anche alla donna italiana inauditi e sovrumani sacrifici.
Noi abbiamo in vista soprattutto l’evoluzione compiuta in questo periodo
di tempo nelle condizioni della vostra vita. Evoluzione che converrebbe
piuttosto chiamare rivolgimento completo.
Quando nacque la vostra Unione, tale
mutazione si era forse già in alcuni punti iniziata. Ora è compiuta. La
donna italiana, e in primo luogo la giovane, è uscita dalla riservatezza
e dal nascondimento della vita domestica ed è entrata largamente nei
posti, negli uffici, nelle responsabilità e nei diritti, che prima erano
propri esclusivamente dell’uomo. La donna italiana, e ciò torna a suo
onore, non ha fatto a cuor leggero questo suo ingresso nella vita
pubblica della Nazione. Divenuta maggiorenne, indipendente e con eguali
diritti, ella sta oggi alla pari dell’uomo nella economia e nel lavoro,
nella scienza e nell’arte, nelle libere professioni, nei pubblici uffici
e nella compartecipazione alle determinazioni politiche e
amministrative dello Stato e dei Comuni.
Più volte già Noi abbiamo avuto
occasione di esporre le conseguenze di questa trasformazione e di
mettere in luce gli obblighi che ne derivano. Lo abbiamo fatto nelle
circostanze più varie: adunanze di donne italiane, Congressi
internazionali delle donne cattoliche; udienze alle giovani e ai novelli
sposi. Noi abbiamo trattato questo soggetto, sia in generale, come
secondo gli stati particolari della donna: operaie, impiegate,
insegnanti, partecipanti alla vita politica. Che cosa dunque potremmo
Noi aggiungere su così gravi questioni delle quali abbiamo tanto spesso
discorso?
E nondimeno Ci sentiamo spinti a
parlarne di nuovo a voi, Donne di Azione Cattolica, per raccomandarvi
con rinnovato calore i bisogni della famiglia e della gioventù.
Innanzi tutto però dobbiamo dall’intimo
dell’animo Nostro rendere umili grazie all’Onnipotente Signore per la
grande opera che avete potuto effettuare nei quattro decenni trascorsi.
Quanto buon volere, quanta dedizione, quanto eroismo cristiano! La
divisa da voi scelta « Fortes in Fide », è divenuta il vostro
elogio. Quanto deve al vostro apostolato la conservazione della fede e
della vita cristiana nel popolo italiano; quanto vasta è stata la vostra
azione caritatevole in pace e in guerra, per tutti i ceti del popolo!
La mano di Dio vi ha condotte; la grazia di Dio vi ha fatte forti. Sia
lode e gloria a Lui!
Noi poi, dilette figlie, vi ringraziamo
in particolar modo per aver mandato ad effetto una missione di grande
importanza: educare e guidare la donna italiana nell’adempimento dei
gravi doveri, dinanzi a Dio e alla propria coscienza, che le sono
sopravvenuti. È stato un lavoro arduo e pieno di abnegazione, che voi
avete compiuto per la causa di Dio e per i più alti beni della Nazione,
per la sua civiltà cristiana. E il Signore ha benedetto l’opera vostra.
Ed ora, dilette figlie, esaminiamo più
dappresso il nostro argomento, perché molto rimane da fare e molto la
Chiesa aspetta dal vostro instancabile zelo.
Sempre più alte e penetranti risuonano
dal suolo europeo e dall’al di là dei mari le grida di soccorso per le
infelici condizioni della famiglia e della giovane generazione. Che la
guerra ne abbia una gran parte di colpa, è ben noto. Essa è colpevole
soprattutto della violenta e funesta separazione di milioni di coniugi e
di famiglie e della distruzione d’innumerevoli abitazioni.
Ma è egualmente certo che la vera e
propria cagione di così gran male è anche più profonda. Essa deve essere
ricercata in quello che con un termine complessivo si chiama
materialismo, nella negazione o almeno nella trascuratezza e nel
disprezzo di tutto ciò che è religione, cristianesimo, sottomissione a
Dio e alla sua legge, vita futura ed eternità. Come un alito pestifero
il materialismo pervade sempre più tutto l’essere e produce i suoi più
malefici frutti nel matrimonio, nella famiglia e nei giovani.
È, si può dire, unanime il giudizio che
la moralità di tanta gioventù è in continuo decadimento. E non soltanto
della gioventù nelle città. Anche in quella delle campagne, ove un tempo
fioriva una sana e robusta costumatezza, la degradazione morale è di
poco inferiore, mentre molto di ciò che spinge nella città al lusso e al
piacere ha ottenuto libera entrata anche nel villaggio.
È superfluo il ricordare quanto la radio
e il cinema sono stati usati ed abusati per la diffusione di quel
materialismo, e quanto essi, il cattivo libro, la licenziosa rivista
illustrata, lo spettacolo inverecondo, il ballo immorale, l’immodestia
delle spiagge, hanno contribuito ad aumentare la superficialità, la
mondanità, la sensualità della gioventù. I rapporti, che pervengono
dalle regioni più diverse, segnalano quelle occasioni come centri di
religioso e morale abbandono dei giovani. Ma in primo luogo è
responsabile il disfacimento dei matrimoni, di cui l’abbassamento morale
della gioventù può essere additato come indice e funesta conseguenza.
Può ben darsi che questo triste quadro
non valga in eguale misura per tutti i Paesi e che l’Italia conti fra le
regioni rimaste ancora più sane. Ed in realtà Noi stessi abbiamo tante
volte ammirato le balde schiere di una magnifica gioventù, pura, forte,
ardita, pronta ad ogni sacrificio per la difesa della fede e della
virtù. Tuttavia anche nella vostra Patria la giovane generazione è stata
duramente colpita.
Noi non sapremmo per quali scopi la
Chiesa dovrebbe maggiormente adoperare tutte le sue forze quanto per la
salvezza della famiglia e della gioventù. E per ciò essa fa assegnamento
particolare su di voi, donne e madri cristiane. Voi avete già da molto
tempo lavorato a questo fine e lo avete fatto oggetto delle vostre
discussioni. I voti conclusivi del vostro Congresso attestano la nobile
ed apostolica fatica nell’adeguare i bisogni della società domestica
cristiana alle circostanze presenti. Da parte Nostra vorremmo richiamare
la vostra attenzione su tre punti:
1) Premettiamo che quanto può
contribuire ad una sana politica sociale per il bene della famiglia e
della gioventù cristiana può sempre contare sull’appoggio efficace della
Chiesa.
Ciò che Noi, due anni or sono, dicemmo
agli Uomini di Azione Cattolica, li ripetiamo a voi: La Chiesa cattolica
sostiene fermamente le esigenze della giustizia sociale.
Tra quelle esigenze appartiene il
procurare al popolo le necessarie abitazioni. Innanzi tutto per coloro
che vogliono fondare una famiglia o la stanno già fondando. Potrebbe
concepirsi un provvedimento sociale più urgente? Quanto è penoso il
vedere che giovani, nell’età in cui la natura più inclina al matrimonio,
debbano aspettare anni ed anni soltanto a causa della mancanza di
dimora, col pericolo che in questa snervante attesa essi alla fine
moralmente avvizziscano! Promovete dunque, per quanto è da voi, con la
vostra propaganda e la vostra azione, l’apprestamento di case, cosicché
la dignità del matrimonio e l’educazione cristiana dei figli non abbiano
a soffrire per tale difetto.
Noi benediciamo anche le vostre scuole
di economia domestica, e in generale tutto ciò che tende a favorire
l’istruzione e la formazione della donna per il governo della casa, per
l’allestimento della propria dimora, per la cura e l’educazione dei
figli; tutto ciò che serve alla preparazione, non solo fisiologica ma
tanto più spirituale e sociale, al matrimonio; tutto ciò che voi
dedicate al pensiero della scelta e all’addestramento della futura
professione. Non dimenticate però che tra le vocazioni della donna vi è
anche la vocazione religiosa, lo stato della vergine consacrata a Dio.
Questa osservazione è oggi tanto più opportuna perché nella giustissima
stima dell’azione apostolica in mezzo al mondo potrebbe talvolta
insinuarsi, appena percettibile, un’ombra di naturalismo, che velerebbe
la bellezza e il valore fecondo insito nel dono totale a Dio del cuore e
della vita. L’apostolato della Chiesa oggi non è quasi più concepibile
senza la cooperazione delle religiose nelle opere di carità, nella
scuola, nell’aiuto al ministero sacerdotale nelle missioni. Tocca quindi
alle donne italiane di assicurare per l’Italia le vocazioni necessarie.
Adoperatevi a suscitarle! Voi sapete già che il loro benefico effetto
rifluisce in molteplici guise dalle vergini consacrate a Dio sulle
stesse famiglie.
2) Se Noi riconosciamo tutta
l’importanza di una sana politica sociale per la salvezza della famiglia
e della gioventù cristiana, nondimeno essa non è ancora che un elemento
preliminare. Altrimenti la famiglia nelle classi socialmente elevate
non dovrebbe essere (com’è in realtà) egualmente, e forse anche più,
esposta a decadimento che in quelle socialmente più aggravate.
Il neoplasma per la famiglia come per la
gioventù è l’illanguidirsi della fede e del timor di Dio, della pietà e
della coscienziosità, l’infiltrarsi del materialismo non solo nel
pensiero e nel giudizio, ma altresì nella pratica della vita, anche in
non pochi che vogliono essere e rimanere fedeli credenti.
Contro questo male non vi è che un
rimedio: fermezza di fede nei genitori, la quale con l’esempio e con la
istruzione religiosa e la educazione morale genera anche nei figli una
fede inconcussa.
Fermezza di fede! Dunque nessuna
superficialità, nessuna forma senza contenuto, e neanche pietà di puro
sentimento. Le pie usanze, tradizionali nelle famiglie cristiane, a
cominciare dal Crocifisso e dalle immagini sacre, debbono certamente
essere tenute nel massimo onore. Ma esse hanno il loro vero senso
soltanto se sono fondate sopra una intima salda fede, al cui centro si
trovano le grandi verità religiose. Quale immenso valore ha, per
esempio, il pensiero della onnipresenza di Dio per l’uomo attivo e
credente, quale incomparabile sussidio per la educazione dei figli!
L’esempio dei genitori! Chi non ne
conosce la insostituibile efficacia? La preghiera del padre e della
madre insieme coi figli, la coscienziosa fedeltà nella santificazione
delle feste, il rispettoso linguaggio, quando si tratta della religione e
della Chiesa, placidezza e diligenza, onesta, leale, irreprensibile
condotta di vita.
L’istruzione religiosa dei figli! È nei
primi loro anni dolce officio della madre! Voi, madri, avete allora i
bambini nelle vostre mani. Ma il tempo che si fosse allora perduto,
difficilmente si potrebbe riguadagnare, e ciò che allora si è seminato
nelle loro anime, difficilmente si potrebbe più cancellare del tutto. In
questo consiste il vostro promettente successo, o madri cristiane, ma
anche la vostra responsabilità.
3) La educazione morale della gioventù! È
di una tale importanza che, sebbene compresa nei punti precedenti,
merita di essere considerata a parte.
Un tempo la madre di famiglia, quando
vedeva spuntare nei figli i primi sintomi dell’adolescenza ed ella
raddoppiava la sua vigilanza e le sue cure per proteggere la loro
innocenza, per fortificare la loro virtù nella crisi dell’età, sentiva
calmarsi le sue inquietudini nel vederli mantenersi fedeli ai loro
doveri religiosi, alla santificazione delle domeniche e delle feste.
Oggi l’osservanza del precetto festivo
non è più una sicura garanzia per la condotta morale della giovane.
Questa scissione della religione e della moralità è assai significativa.
Poiché quei due elementi, se sono genuini formano una indivisibile
unità. Senza dubbio vi sono stati sempre falli morali. Ma quando la vita
religiosa era sana e salda, martellava anche la coscienza, personale e
pubblica.
Anche qui non vi è che un rimedio.
Tenete fin dai primi anni dinanzi agli occhi del bambino i comandamenti
di Dio e abituatelo ad adempirli. La gioventù di oggi è, non meno di
quella dei tempi passati, disposta e pronta ad agir bene e a servire
Dio. Ma deve essere a ciò educata.
Opponete alla brama del lusso e del
piacere la educazione alla schiettezza e alla semplicità. La gioventù
deve di nuovo imparare a dominarsi e ad affrontare le privazioni. Non
deve accadere che essa sempre più gravi sui genitori con richieste, che a
questi è impossibile di soddisfare. Semplicità di vita e parsimonia
sono state in ogni tempo virtù proprie del popolo italiano. Esse debbono
rimaner tali. La stessa economia nazionale lo esige.
Educate la gioventù alla purezza.
Aiutatela, quando una parola chiarificatrice, un consiglio, una guida
sono necessari. Non dimenticate però che una buona educazione la quale
abbracci tutta la vita, specialmente l’abitudine al dominio di sé, è
anche la miglior formazione in questo campo.
Educatela all’obbedienza e al rispetto
verso l’autorità. Facile cosa questa, quando l’uomo si sottomette a Dio e
riconosce l’incondizionato valore dei suoi comandamenti. Per
l’incredulo, per il negatore di Dio, non può esistere alcuna vera,
giusta e ordinata autorità, perché « non è potestà se non da Dio » (Rom., 13, 1).
Esso non può reggere né essere retto che
col timore e con la forza. Tutte queste sono certamente verità
elementari. Ma esse precisamente sono troppo spesso trascurate e
neglette. Eppure il risanamento può venire soltanto se quelle
fondamentali esigenze sono fedelmente adempiute.
Andate dunque, dilette figlie, al lavoro
o piuttosto proseguitelo alacremente con una chiara visione del fine a
cui tendete: la salvezza del matrimonio cristiano, della famiglia e
della gioventù. Le fatiche e i cimenti, a cui sottostate, sono veramente
per la causa di Dio e della Chiesa, al tempo stesso che per i supremi
interessi del vostro popolo e della vostra patria. Poiché vale il
principio: Un popolo, in cui il matrimonio e la famiglia si dissolvono, è
destinato prima o dopo alla rovina.
Il Signore sia con voi; Egli vi dia « il volere e il fare secondo la buona volontà » (Phil., 2, 13).
La sua santissima Madre Maria, vostra
vita, vostra consolazione e vostra speranza, mantenga nella vostra
Unione lo spirito di mutuo rispetto, di fiducia, di amore e di zelo
apostolico; in pegno dei quali impartiamo a voi tutte di cuore la Nostra
paterna Apostolica Benedizione.
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fonte: Sito della Santa Sede

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