mercoledì 27 luglio 2016

«Maestro... io ti prego di sedere alla mia tavola». «Grazie, donna. Dio te ne compensi». Entrano nella cucina e si siedono a tavola, e la vecchia serve gli uomini, con larga distribuzione di pesce in zuppa e arrostito. «Non ho altro che questo» si scusa. E, per non perderci l'abitudine, dice a Pietro: «Fin troppo fanno i tuoi cognati, soli come sono rimasti da quando tu sei andato a Betsaida! E almeno fosse servito a far più ricca mia figlia. - Ma sento che ben sovente tu sei assente e non peschi». «Seguo il Maestro. Sono stato con Lui a Gerusalemme e il sabato sto con Lui. Non perdo il tempo in gozzoviglie». «Ma non guadagni, però. Faresti meglio, già che vuoi fare il servo del Profeta, di trasferirti qui di nuovo. Almeno, quella povera creatura di mia figlia, mentre tu fai il santo, avrà i parenti che la sfamano». «Ma non ti vergogni di parlare così davanti a Lui che ti ha guarita?». «Io non critico Lui. Lui fa il suo mestiere. Critico te, che fai il fannullone. Tanto, tu non sarai mai un profeta né un sacerdote. Sei un ignorante e un peccatore, un buono a nulla». «Hai ragione che c'è Lui, se no... » «Simone, tua suocera ti ha dato un ottimo consiglio. Puoi pescare anche da qua. Pescavi anche prima a Cafarnao, a quel che sento. Puoi tornarci anche ora». «E abitare qui di nuovo? Ma Maestro, Tu non... » «Buono, Pietro mio. Se tu sarai qui, sarai sul lago o con Me. Perciò, che ti è essere o non essere in questa casa?». Gesù ha messo la mano sulla spalla di Pietro e pare che la calma di Gesù passi nel bollente apostolo. «Hai ragione. Hai sempre ragione. Lo farò.»

Nessun commento:

Posta un commento